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Disgiunzione Verticale . Milano


BAM!

Un invito a grattare il cielo stimola inevitabilmente la riflessione sul rapporto tra la città e la torre, in particolare sulla sostenibilità programmatica di un modello che, per quanto declinato nelle sue sfumature più green, resta un intruso del tessuto urbano.













La torre simboleggia il manifesto di una modernità decadente, un’architettura portatrice di valori ormai entrati in crisi. Icona indiscussa del progresso e dello sviluppo economico, simbolo monolitico del potere della società, la torre è stata già progettata e declinata seguendo ogni logica, programma e formalismo. Da questi presupposti si sviluppa l’idea della torre come un pezzo di città decontestualizzato e indipendente. Il tentativo di rendere la qualità e la quantità del programma proporzionali si traduce nella frammentazione del modello di torre. Il modulo che si ottiene svolge la funzione di un contenitore in cui può essere riprodotta la varietà programmatica del modello urbano. Una fetta di città viene riprodotta all’interno del modulo, così da renderlo (quasi) indipendente dal suo contesto. Il controllo compositivo della dismisura si ottiene attraverso un unico gesto architettonico ripetuto e ripetibile: sovrapponendo due porzioni, due parti di città si ottiene l’autosufficienza del modello. Se si continuasse a sovrapporre nuovi tasselli, si otterrebbe una struttura urbana complessa, sia in termini di programma che di relazioni. La forma propone un’immagine di rottura rispetto alla tensione verticale del tradizionale modello di torre. Il punto di giunzione genera uno spazio dal carattere ibrido, una grande piazza rialzata che permette un’esperienza diversa dello spazio urbano: non ci si trova in cima ad un grattacielo ma ad un’altezza sufficiente per permettere un nuovo tipo di rapporto con la città. La comprensibilità dall’esterno della natura della torre la rende parte integrante della città. Gli spazi pubblici all’interno della torre vengono distribuiti stabilendo una gerarchia rispetto alla grande piazza: piani occupati da attività interamente pubbliche si alternano a dei vuoti verdi, così da generare un buon mix degli spazi collettivi. La ricchezza dei caratteri distributivi è garantita dalla diversificazione dei percorsi interni. Un nucleo di distribuzione centrale attraversa la torre mentre i due nuclei secondari e il collegamento obliquo in corrispondenza del punto di giunzione, permettono una fruizione più lenta degli spazi pubblici. Un invito a grattare il cielo spinge inconsciamente a considerare la torre nell’interezza della sua forma, dalla base alla sommità. Si potrebbe quasi definire la torre come architettura monotona, che segue un andamento crescente senza troppo curarsi del suo sviluppo, con l’obiettivo di raggiungere il cielo il più velocemente possibile, senza limiti. La proposta per la mostra di Casabella è da leggersi non come una variazione formale sul tema dell’edificio a torre ma come uno spunto di riflessione critico alla tradizionale via del cielo.


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